Nuove possibilità terapeutiche per la SMA arrivano dalle cellule staminali riprogrammate in laboratorio a Milano

rassegnaMilano, 21 dicembre 2012 – Un altro passo in avanti per la ricerca sull’atrofia muscolare spinale è stato compiuto. La notizia dell’importante scoperta scientifica, che dimostra l’efficacia delle staminali pluripotenti indotte su modelli animali con la Sma, è stata pubblicata il giorno 19 dicembre sulla prestigiosa rivista americana “Scienze Translational Medicine”. 

 

 

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Si tratta di uno studio significativo che va nella direzione della cura di una delle più diffuse patologie genetiche neuromuscolari: la SMA. La sperimentazione su modelli animali è stata effettuata nei laboratori del Centro Dino Ferrari, che unisce i ricercatori dell’Università degli Studi di Milano e della Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano. I ricercatori sono riusciti a correggere in laboratorio delle cellule staminali ricavate dagli stessi pazienti colpiti da atrofia muscolare spinale: queste cellule, differenziate in motoneuroni (cioè, proprio quelle particolari cellule danneggiate nella Sma) sono state impiantate in un modello animale malato e ne hanno migliorato sensibilmente i sintomi, con un aumento effettivo del 50% della sopravvivenza nel modello animale che replica la forma più grave della patologia nell’uomo.

 

I risultati della ricerca – supportata principalmente da un progetto finanziato anche da Telethon e da Famiglie SMA APS ETS attraverso la confederazione di SMA Europe – sono stati presentati dai ricercatori giovedì 20 dicembre all’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. I responsabili della ricerca sono Giacomo Pietro Comi, capo del laboratorio di Genetica nella sezione di neuroscienze del Dipartimento di fisiopatologia e dei trapianti e vicedirettore del Centro Dino Ferrari e Stefania Corti, primo autore della pubblicazione. Il gruppo di lavoro, di cui fanno parte anche ricercatori  del laboratorio di genetica e bioinformatica dell’IRCCS Eugenio Medea di Bosisio Parini (Lecco) ha focalizzato lo studio sulle cosiddette cellule staminali pluripotenti indotte, la cui recente scoperta è valsa il Premio Nobel per la medicina 2012 a Shinya Yamanaka. L’obiettivo era “riparare” il difetto genetico causato dalla malattia del paziente: per farlo, i ricercatori hanno aggirato il problema del gene difettoso, modificando un altro gene simile.

 

La SMA è causata da una mutazione sul gene SMN1 e si trasmette con modalità recessiva: la mutazione del gene SMN1 riduce le quantità della proteina SMN, che a sua volta porta a una degenerazione dei motoneuroni così come ad una progressiva paralisi muscolare. Inoltre, l’atrofia muscolare spinale è la prima causa genetica di mortalità in età infantile e la prevalenza dei portatori sani nella popolazione è di 1/40, cifra ragguardevole che dimostra come non sia poi così tanto rara come patologia genetica. Purtroppo, ad oggi, non ci sono terapie efficaci per curare o rallentare la malattia, anche se la sperimentazione preclinica è molto avanzata. Le principali prospettive di intervento terapeutico sono basate sull’evidenza che nel dna umano esiste un altro gene molto simile, chiamato SMN2: la differenza sostanziale tra i due è di un solo nucleotide, ovvero di un singolo “mattoncino” che costituisce la lunga elica del dna stesso. I ricercatori del Policlinico hanno utilizzato un approccio di terapia genica basato su oligonucleotidi, ovvero piccole sequenze di dna create in laboratorio, per modificare il gene SMN2 contenuto nelle cellule staminali per farlo funzionare come un gene SMN1 sano. I motoneuroni ottenuti dalle staminali ricavate da pazienti con Sma e non modificate presentavano i segni della malattia, mentre i motoneuroni derivati dalle cellule corrette presentavano forma e funzioni simili a quelli delle cellule normali.

 

«Questo studio – commentano i responsabili della ricerca – dimostra la fattibilità del generare cellule staminali paziente-specifiche e di ottenere cellule altamente differenziate come i motoneuroni che siano anche geneticamente corrette, aprendo nuove possibilità terapeutiche per la Sma». Questa metodica, inoltre potrebbe essere impiegata anche per sperimentare terapie per altre malattie neurodegenerative simili, come la sclerosi laterale amiotrofica (Sla).

Renato La Cara

 

*S. Corti, M. Nizzardo, C. Simone, M. Falcone, M. Nardini, D. Ronchi, C. Donadoni, S. Salani, G. Riboldi, F. Magri, G. Menozzi, C. Bonaglia, F. Rizzo, N. Bresoli, GP. Comi, “Genetic Correction of Human Pluripotent Stem Cells from Patients with Spinal Muscular Atrophy”. Science Translational Medicine, 2012; 4 (165).

 

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