La violenza contro le donne con disabilità: una realtà invisibile

La violenza contro le donne con disabilità: una realtà invisibile

La violenza contro le donne con disabilità è una delle forme di abuso più gravi e meno riconosciute a livello globale. Queste donne vivono in un intreccio di discriminazioni multiple: in quanto donne, in quanto persone con disabilità e spesso anche per altri fattori come appartenenza etnica, età o condizioni socioeconomiche. La loro vulnerabilità è accentuata da dinamiche di potere, pregiudizi e una diffusa mancanza di strumenti di protezione adeguati.

Un problema complesso e sottovalutato

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il 35% delle donne nel mondo ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della vita, ma per le donne con disabilità questa percentuale può raggiungere il 70%. Studi condotti in Europa indicano che queste donne sono fino a dieci volte più a rischio di subire abusi rispetto alle loro coetanee senza disabilità. A ciò si aggiunge che molte forme di violenza rimangono sommerse, non denunciate, e spesso giustificate dalla società come “inevitabili” in un contesto di disabilità. Secondo l’Osservatorio Nazionale Femminicidi, Transcidi, Lesbicidi di Non Una Di Meno, nel 2014 su un totale di 106 donne uccise 14 di loro avevano una disabilità o una malattia grave, spesso cronica o degenerativa (dati aggiornati a novembre).

Forme di violenza: fisica, psicologica, sessuale ed economica

La violenza contro le donne con disabilità si manifesta in modi specifici e spesso più insidiosi rispetto a quella che colpisce le altre donne.

Violenza fisica: Le aggressioni fisiche possono avere conseguenze particolarmente gravi per una donna con disabilità, non solo per i danni immediati, ma anche perché possono aggravare condizioni di salute preesistenti.

Violenza psicologica: L’abuso emotivo è forse la forma più diffusa e difficile da riconoscere. Minacce, umiliazioni e isolamento sociale sono strumenti che i perpetratori usano per esercitare controllo, sfruttando il fatto che spesso le vittime dipendono da loro per il supporto quotidiano.

Violenza sessuale: È tristemente frequente che le donne con disabilità subiscano abusi sessuali da persone di cui si fidano, come caregiver, familiari o operatori sanitari. L’abuso sessuale è spesso accompagnato da una sottovalutazione della capacità della vittima di comprendere e denunciare quanto accaduto, creando un clima di impunità.

Violenza economica: Il controllo delle risorse economiche è un’arma potente nelle mani degli abusanti. Le donne con disabilità, già spesso svantaggiate economicamente, possono vedersi private del denaro necessario per garantire la loro indipendenza, rendendo quasi impossibile allontanarsi da situazioni di violenza.

Barriere alla denuncia e all’accesso ai servizi

Le donne con disabilità affrontano ostacoli significativi nel denunciare la violenza e ottenere supporto:

  • Dipendenza dall’abusante: Nella maggior parte dei casi chi perpetra la violenza è anche il caregiver principale. Questo crea una situazione di dipendenza estrema, dove denunciare significa perdere l’assistenza necessaria per vivere quotidianamente.
  • Stigma e pregiudizi: La società spesso considera le donne con disabilità come “meno credibili” o “meno desiderabili” rispetto ad altre. Questo le porta a interiorizzare un senso di vergogna, convincendole che nessuno darà loro ascolto.
  • Accessibilità limitata: Molti centri antiviolenza non sono adeguatamente attrezzati per accogliere donne con disabilità. Barriere architettoniche, mancanza di interpreti per il linguaggio dei segni o di materiali in Braille sono solo alcuni esempi delle difficoltà che devono affrontare.
  • Scarsa formazione degli operatori: Forze dell’ordine, medici e operatori sociali spesso non sono preparati a riconoscere e affrontare i segnali di violenza su una donna con disabilità. Questo porta a un mancato intervento o, peggio, a una minimizzazione del problema.

La necessità di un intervento mirato

Per affrontare questa crisi invisibile è necessario un approccio integrato, che unisca prevenzione, sensibilizzazione e interventi concreti. Tra le iniziative da adottare:

Formazione specifica degli operatori: È fondamentale che chi lavora nei centri antiviolenza, nelle forze dell’ordine e nel settore sanitario riceva formazione specifica per riconoscere le situazioni di abuso e rispondere adeguatamente.

Accessibilità universale: I servizi di supporto devono essere fisicamente e comunicativamente accessibili. Questo include la rimozione delle barriere architettoniche, la disponibilità di interpreti e materiali accessibili.

Sensibilizzazione pubblica: Le campagne di sensibilizzazione devono evidenziare le specificità della violenza contro le donne con disabilità, coinvolgendo sia le comunità locali che i media.

Supporto economico e abitativo: Le donne con disabilità devono poter contare su risorse economiche e abitative che permettano loro di lasciare ambienti violenti senza il rischio di perdere autonomia e sicurezza.

La violenza contro le donne con disabilità, anche se questo aspetto emerge raramente, è un problema sistemico che richiede attenzione immediata. In un mondo che si proclama inclusivo e attento ai diritti di tutti, non possiamo permettere che queste donne continuino a essere dimenticate. Solo così potremo aspirare a una società giusta, dove nessuna donna sia lasciata sola di fronte alla violenza.

Francesca Arcadu

Giornalista e attivista Gruppo donne UILDM

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