Numero verde Stella è… Jacopo: lo psicologo con cui approfondire
Psicoterapeuta di formazione sistemico-relazionale, quindi preparato a operare nell’ambito del sistema familiare, è consulente per alcune attività del Numero verde Stella, e in particolare offre un supporto psicologico via telefono o Skype agli associati che ne facciano richiesta. Inoltre, si occupa della gestione di questionari, elaborazione dati, e più in generale è a disposizione dei laureandi o di chi altro intraprendesse un percorso di studi scientifico sulla SMA, di solito in ambito infermieristico, oppure di medicina, fisioterapia o psicologia. Infine, è uno dei tre conduttori dei nuovi gruppi di ascolto itineranti.
{loadposition addthis}Come funzionano i colloqui telefonici?
Ne conduco in media una decina al mese e si tratta di colloqui che durano circa un’ora. Con la stessa persona di solito fisso appuntamenti a cadenza bisettimanale. Ma attenzione: al telefono non viene intrapresa una psicoterapia, ma una consultazione psicologica. Si tratta di al massimo otto incontri, spesso meno, in cui si affrontano argomenti circoscritti che riguardano le emozioni e i rapporti all’interno della famiglia nucleare e delle famiglie estese. Si procede per temi specifici, e non si può affrontare tutto. Piuttosto, se è il caso, si può poi avviare un percorso nel territorio con uno psicologo collega da me selezionato e verso cui accompagno la persona che ha già iniziato il percorso telefonico con me.
Il Numero verde Stella offre sia il supporto psicologico che quello di counseling. Quali sono le peculiarità della consulenza psicologica?
Come ormai noto lo psicologo non offre consigli, ma ragiona sul significato degli avvenimenti e sul perché si è agito in un certo modo. Non cerca soluzioni, ma mira al benessere tramite la comprensione dei significati e il cambiamento del modo di pensare. Stimola, cioè, la presa in considerazione di alternative diverse rispetto al modo usuale di dare significato alle esperienze della vita.
È opportuno contattarmi quando vi è una reale sofferenza, non quando è presente un piccolo fastidio o un dubbio. A volte, certo, un dubbio provoca una sofferenza, ma perché abbia senso una consulenza psicologica dietro deve essere presente un’emozione intensa: delusione, depressione, rabbia, paura, apatia, incapacità di decidere, dolore, vergogna, esclusione, senso di sconfitta, senso di prigionia, gelosia, senso di colpa.
Come psicologo mi occupo anche della supervisione dei casi di cui si occupano le colleghe counselor, qualora se ne ravvisi la necessità.
Che tipo di richieste arrivano?
Le raggrupperei in tre tipi. Innanzitutto mi contattano genitori che hanno da poco ricevuto una diagnosi. Spesso si tratta delle mamme. Si tratta di una situazione emotiva molto forte e prima di tutto c’è il bisogno di esprimere queste emozioni. In me cercano un appoggio rispetto al “naufragio” dovuto alla comunicazione diagnostica, rispetto alla quale spesso denunciano di essersi sentiti abbandonati dal medico. Parlare con uno psicologo può in effetti rappresentare uno dei percorsi disponibili, con me si possono cercare delle risposte rispetto ad alcune paure.
Quali sono le paure più profonde?
Ad esempio quella di non essere in grado di affrontare il rischio della morte o le conseguenze della malattia. Spesso si teme di non poter fronteggiare la situazione, di non avere gli strumenti mentali ed emotivi adatti per sopravvivere al dolore. Emergono anche aspetti molto delicati e personali. In alcuni casi viene messa in discussione la relazione con il partner o con le famiglie estese, soprattutto rispetto al modo con cui si affronta la patologia. Alcuni genitori sperimentano anche la paura della deformità fisica o il terrore per il futuro: “adesso va tutto bene, sembra una situazione normale… ma fra due anni cosa succederà a mio figlio?” confidano a volte. Si tratta di sofferenze connesse con l’evento inaspettato di trovarsi genitori di un bambino amato, percepito ormai “fragile” e lontano da quel bambino ideale, immaginato e desiderato prima di scoprire la malattia.
Cosa accade durante il colloquio?
Si co-costruisce insieme uno spazio “protetto” per ragionare sulle emozioni. Lo psicologo è in grado di accoglierle, gestirle e di incanalarle nella giusta direzione. “Giusta” non significa corretta secondo la visione dello psicologo, ma “giusta” per il contesto di vita e per i significati della persona che chiama, sempre ovviamente in un’ottica finalizzata al benessere. In questo spazio di lavoro si ragiona su nuove ipotesi connesse alla sofferenza, spesso giungendo a piccole o grandi nuove interpretazioni della situazione, in grado di sbloccare o alleviare il dolore, qualsiasi esso sia. Nei colloqui il lavoro è centrato sul “qui ed ora” ma sempre si indagano anche la storia passata e le relazioni significative, sia familiari che affettive.
Quali altre tipologie di telefonate rimangono?
Alcune chiamate sono motivate dal fatto che nella vita quotidiana alcuni aspetti o alcune dinamiche che prima funzionavano, si inceppano. E la SMA c’entra. Si tratta di affrontare un grande cambiamento, e gestirlo dal punto di vista emotivo, relazionale e sociale.
Qualche esempio?
Quando un figlio affetto dalla SMA desidera maggiore autonomia, per un genitore che è abituato a percepirlo come dipendente da sé può essere un passaggio difficile da elaborare. Quanta autonomia posso concedergli senza entrare in ansia?
Qual è la terza tipologia di consulenze telefoniche?
In alcuni casi a chiamare non sono i genitori, ma direttamente la persona affetta che desidera parlare con me dei propri desideri che si scontrano con i limiti della realtà oggettiva e con il coraggio di assumere determinate decisioni. In questo caso entrano spesso in gioco tre verbi: desiderare, temere e poter fare.
I gruppi d’ascolto funzionano diversamente?
In effetti sì. I gruppi di ascolto vengono sempre organizzati durante i convegni di Famiglie SMA APS ETS, ma dal 2013 li moderiamo in modo innovativo. Insieme a Simona Spinoglio e Anita Pallara, ci rechiamo in zone diverse d’Italia dove riuniamo i genitori del territorio per offrire loro un momento e un luogo dove occuparsi di sé e confrontarsi gli uni con gli altri stimolando le emozioni. Si tratta di un’esperienza molto bella e intensa che intendiamo implementare e di cui vi parlerà meglio nella prossima intervista la responsabile del Numero Verde Stella Simona Spinoglio.
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