Caso Stamina, un punto sui rischi

ricerca3Il ministero della Salute ha approvato la prosecuzione dei trattamenti con le staminali, senza che ci siano riscontri sperimentali. Gli scienziati insorgono, ma quali sono i pericoli?

  

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Per la comunità scientifica si tratta di pura alchimia, eppure un decreto del ministero della Salute ha autorizzato la prosecuzione dei trattamenti con cellule staminali della già discussa onlus Stamina Foundation nei pazienti che già li avevano avviati ( 32, la maggior parte in età pediatrica). E proprio ieri sera anche la più autorevole rivista di riferimento scientifico Nature è insorta sul suo sito con un’ aspra critica in cui lo sdegno dei ricercatori e gli aspetti controversi dell’intera vicenda sono riportati nero su bianco. Critica a cui lo stesso ministro Renato Balduzzi ha subito replicato, precisando attraverso un comunicato stampa repentino, di non aver conferito alcun riconoscimento ufficiale al metodo Stamina e di essere anzi in attesa della stesura di un regolamento per l’uso di terapie cellulari di questo tipo che si possa inserire nel quadro normativo esistente. Ma che rischi comporta in questo momento l’attivazione del decreto su una terapia che gli scienziati stessi non osano definire tale e che non è stata messa a punto secondo i regolari standard di sicurezza nazionali?

Ne abbiamo discusso con Michele De Luca, ordinario di Biochimica presso l’Università di Modena e Reggio Emilia ed esperto nel campo della biologia delle cellule staminali mirata alla medicina rigenerativa. Nonché uno dei firmatari dell’appello con cui, due settimane fa, un gruppo di 13 autorevoli scienziati esperti nel settore chiedeva (inutilmente) al ministero di non autorizzare in alcun modo la prosecuzione delle pratiche di apertura verso Stamina.

“Questo decreto non ottempera le leggi”, ci spiega il professore “e non parliamo solo di quelle italiane, monitorate dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), bensì anche alle normative europee che esistono per la regolamentazione delle terapie avanzate, siano esse sperimentali o consolidate. La legge europea prevede infatti diverse fasi di sperimentazione, le cosiddette fasi 1 e 2, che nel caso di Stamina non esistono affatto”. Quindi, sui rischi effettivi di chi ricorre alla terapia, e sulle preoccupazioni espresse dalla stessa Aifa riguardo alla sicurezza pubblica, “non essendoci una sperimentazione, non abbiamo la minima idea dei rischi a cui vengono esposti i pazienti che ora continueranno le somministrazioni”, sostiene De Luca: “così come non li si conosceva finora in quelli che hanno subito il trattamento in passato”…leggi tutto

Leggi l’articolo originale su Nature: nature.com

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